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L’eritema solare: cosa fare e perché compare

di Glenda Oddi I benefici offerti dal sole al nostro corpo sono tanti ma sono anche parecchi i pericolo a cui ci espone. La luce naturale, infatti, può danneggiare la nostra epidermide. Uno di questi casi è rappresentato dall’eritema solare, che consiste in una vera e propria ustione di primo o secondo dovuta ad una prolungata esposizione alla luce solare. I suoi sintomi generalmente compaiono dopo 6-12 ore dall’esposizione al sole e si possono manifestare in differenti forme: Bolle Arrossamento della pelle Prurito Estrema sensibilità al tatto Esfoliazione Secchezza dell’epidermide L’eritema solare non è una semplice scottatura ma qualcosa di più grave, per questo motivo è opportuno intervenire per rimediare ad esso. Questo disturbo si manifesta in relazione sia ad un elevata quantità di raggi UV assorbiti dalla pelle sia al nostro fototipo (quantità di melanina che essa produce). Per prevenire la comparsa dell’eritema è necessario utilizzare una crema solare con protezione medio-alta e preparare la pelle al sole cercando di esporsi ad esso gradualmente. L’eritema tende a scomparire spontaneamente nel giro di 4 o 5 giorni ma finché la pelle non si è rigenerata del tutto bisogna assolutamente evitare di esporla alla luce. Il bruciore persistente legato ad esso può essere alleviato tramite l’assunzione di un antidolorifico. È possibile inoltre intervenire direttamente sulla pelle applicando impacchi lenitivi come ad esempio quelli realizzati con camomilla, cetriolo, yogurt ecc. Anche fare una doccia fredda può essere di aiuto o fare impacchi con ghiaccio o acqua fresca. È molto importante anche idratare la pelle ustionata facendo uso di apposite lozioni.
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Il melanoma: cos’è e quali sono i segnali di allarme

di Glenda Oddi La tintarella piace a tutti ma esporsi al sole non porta solo benefici. Un pericolo effettivo legato ad una scorretta esposizione alla luce solare è rappresentato dal melanoma. Un vero e proprio tumore dell’epidermide che se non individuato per tempo può condurre alla morte. Si genera dalla trasformazione dei melanociti (componenti dell’epidermide che producono melanina) in cellule tumorali. Tutti sono potenzialmente a rischio ma l’incidenza aumenta fortemente a seguito di una scorretta esposizione ai raggi solari. Infatti i raggi UVA e UVB contenuti in essa possono danneggiare il DNA delle cellule e innescano trasformazioni maligne della nostra epidermide. Questi raggi ultravioletti sono veicolati anche dalle lampade e dai lettini solari che quindi sono pericolose tanto quanto la luce naturale. Ovviamente il rischio aumenta nelle persone con pelle più chiara perché più delicata e meno pronta a proteggersi dai raggi solari attraverso la produzione di melanina (che scurisce la pelle generando l’abbronzatura). Un particolare campanello di allarme è rappresentato anche dalla presenza di un parente stretto che ha avuto a sua volta un melanoma perché è indice di una possibile tendenza familiare a sviluppare questo tipo di tumore. Il melanoma si può sviluppare sia da pelle integra sia da nei preesistenti. I segni che aiutano nel suo riconoscimento sono i seguenti: Comparsa di un nuovo neo o cambiamento di uno preesistente; Forma asimmetrica (i nei benigni sono generalmente tondeggianti); Bordi irregolari e indistinti; Evidente aumento delle dimensioni in larghezza e/o in spessore; Sensazione di prurito in corrispondenza del neo; Sanguinamento del neo; Presenza di un’area arrossata o di un nodulo attorno al neo. È fondamentale prevenire la comparsa dei melanomi esponendosi al sole sempre con una protezione solare ed evitando le ore centrali della giornata. Per le pelli più chiare che tendono a scottarsi è consigliabile evitare completamente […]
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Il colpo di calore: cos’è e come bisogna comportarsi

di Glenda Oddi Le alte temperature estive possono generare delle condizioni più o meno gravi per il nostro corpo. Senza dubbio una delle più pericolose è il colpo di calore che, nei casi più seri, può condurre anche alla morte. Per questo motivo è importante riconoscerlo e saper agire repentinamente per contrastarne i sintomi. Il colpo di calore è generato da un improvviso aumento della temperatura del corpo dovuto ad un arresto dell’attività di termoregolazione del nostro corpo a causa del forte stress termico a cui è sottoposto. I segnali dell’approssimarsi di questa condizione sono: tachicardia, nausea, senso di debolezza, confusione, annebbiamento della vista, ronzii alle orecchie. I sintomi che conclamano la condizione vera e propria del colpo di calore, invece, sono: l’arresto della sudorazione, forte aumento della temperatura corporea, la pelle diventa molto calda e disidratata. Tutto questo accade perché il corpo ha perso la capacità di regolare la sua temperatura interna in risposta a quella ambientale. Per tale ragione il corpo arriva a raggiungere temperature anche molto elevate (40-42°C) che possono arrecare grandi danni al fisico fino a condurre alla morte. Per questo quando sopraggiunge tale condizione è necessario cercare di abbassare la temperatura del corpo. Tra le strategie più utili si ha l’immersione del corpo in acqua fredda, l’uso di ghiaccio per raffreddarlo o il suo sfregamento con alcol. È opportuno condurre il soggetto all’ombra e in un luogo fresco e chiamare immediatamente i soccorsi appena si presentano i primi sintomi. Anziani, bambini e obesi sono i soggetti maggiormente colpiti.
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Pelle del viso, consigli per la cura in estate

di Glenda Oddi Durante il periodo estivo la nostra pelle è messa a dura prova dalle alte temperature e dal sole. È fondamentale quindi prendersi cura di lei con ancora più attenzione rispetto il periodo invernale in modo che negli anni resti sana e tonica. Innanzi tutto bisogna dire che non è sufficiente l’uso dei solari per mantenerla in forma e che è importante fare attenzione alla temperatura dell’acqua, l’uso di quella fredda è rinfrescante e tonificante. Durante l’asciugatura poi, non bisogna strofinarla con vigore ma tamponarla con delicatezza. Importante vincere la tentazione di non mettere nulla sul viso a causa del caldo, l’impiego quotidiano di una crema idratante è sempre fondamentale, in qualsiasi stagione. Per evitare di appesantirla troppo si potranno usare creme con una texture leggera e acquosa. Tra queste le cosiddette creme “sorbetto” sono le più amate per i mesi più caldi perché sono molto leggere ma garantiscono comunque una buona idratazione e danno un senso di freschezza sulla pelle. Le pelli grasse a causa della sudorazione dovranno fare ancora più attenzione alla detersione: è fondamentale praticarla sempre al risveglio e alla sera prima di andare a dormire. Altro elemento importante durante i mesi più caldi è lo scrub perché consente di rimuovere la pelle morta presente sul viso e favorire la naturale rigenerazione dell’epidermide. Utile anche l’uso di maschere purificanti all’argilla. Oltre tutto questo è essenziale continuare ad usare ogni volta che ci si espone al sole la protezione solare. É infatti ampiamente noto che i raggi UV sono un importante fattore che favorisce l’invecchiamento della pelle. Dovrà quindi essere usato sempre, anche quando si è in città, certi brand ne producono alcune che hanno una texture leggera e sono pensate anche come ottime basi per il trucco!
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La sindrome premestruale e il corpo femminile

di Glenda Oddi La sindrome premestruale è quell’insieme eterogeneo di sintomi che caratterizza la donna nel periodo subito precedente la comparsa della mestruazione. Circa l’80% delle donne soffre di una sgradevole sintomatologia in concomitanza di questo periodo ma per parlare della sindrome in questione deve ricorrere con costanza e avere una tale gravità da alterare la normale vita quotidiana. Pare che solo nel 5% delle donne si possa dunque effettivamente individuare questo disturbo. I sintomi compaiono genericamente tra i 10 e i 7 giorni prima della mestruazione e sono di varia natura, tra i più comuni abbiamo: cefalea, depressione, tensione mammaria, gonfiore addominale, irascibilità ecc. Solo nei casi più gravi può comportare un disagio così forte da compromettere il normale decorso della vita della donna. Malgrado le numerose ricerche portate avanti nel corso degli anni, non è ancora pienamente chiaro quali fattori siano alla sua base. Tra le cause maggiormente sostenute ci sono la deficienza di progesterone, la disfunzione della tiroide, la mancanza di vitamina B6 che influenza la produzione ormonale o anche un origine psicosomatica. Date le numerose e non ancora chiare cause individuate per la sindrome premestruale, ci sono parecchi farmaci che vengono prescritti per poterne attenuare gli effetti. Tra di essi abbiamo la vitamina B6, i diuretici, i progestinici, la pillola contraccettiva…fino ad arrivare, nel caso in cui la paziente non desideri avere figli, alla rimozione delle ovaie. Il controllo dell’alimentazione pare favorisca l’attenuazione dei sintomi. In questo caso è dunque importante limitare l’assunzione di caffeina, di sale e favorire il consumo di alimenti con alto contenuto di potassio e vitamine come la frutta e la verdura.
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L’amenorrea, un segnale di allarme

di Glenda Oddi L’amenorrea consiste nell’assenza di mestruazioni. Questa condizione è, in alcuni casi fisiologica nel corpo femminile, per esempio durante la gravidanza, prima della pubertà, dopo la menopausa o durante l’allattamento.  In altri casi, invece, la sua manifestazione non è naturale e per questo può essere segnale di un malessere fisico. Volendo essere ancora più specifici bisogna ricordare la distinzione tra l’amenorrea detta “primaria” e quella “secondaria”. Nella prima la mestruazione non è mai comparsa nel soggetto, neanche dopo la pubertà, mentre nella seconda essa scompare dopo un primo periodo della vita in cui era regolarmente presente. Si parla quindi di amenorrea primaria quando la mestruazione non compare entro i 16 anni di età. La causa di questo può essere legata o ad un mancato pieno sviluppo dell’organismo che si presenta “in ritardo” nel processo di crescita o, nel caso di corpo ben sviluppato, a malformazioni degli organi genitali o a problematiche nella produzione degli ormoni che regolano il ciclo femminile. Altri possibili casi sono la denutrizione, le avitaminosi, le anemie gravi e malattie infettive come la tubercolosi. Per l’amenorrea secondaria, invece, ci sono tra le cause principali problematiche legate alla produzione degli ormoni da parte del corpo, la denutrizione, l’asportazione chirurgica degli organi genitali e numerose altre patologie, per esempio neoplasie e sindromi interessanti gli organi riproduttivi o le ghiandole che secernono gli ormoni, come ad esempio l’ipofisi e le ghiandole surrenali. Un altro possibile fattore è il forte stress, condizioni psicologiche di disagio o l’intensa attività sportiva (si verifica infatti spesso nelle atlete professioniste). Il ciclo femminile è un importante processo di regolazione del corpo della donna. La sua assenza può quindi suggerire la presenza di una condizione di malessere fisico o psicologico. L’assenza della mestruazione rappresenta dunque un importante campanello di allarme che deve invitare a […]
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L’utero retroverso, cos’è e cosa comporta

di Glenda Oddi Si sente spesso parlare di utero retroverso, ma cos’è? E cosa comporta? La retroversione dell’utero consiste in un anomalo posizionamento dello stesso che si presenta inclinato all’indietro anziché in avanti. Nella maggior parte dei casi è qualcosa di congenito ma in circostanze più rare può anche insorgere a seguito di processi infiammatori intensi o di particolari manovre ginecologiche come nel caso del parto o dell’aborto. Tale posizionamento dell’utero si riscontra principalmente in donne molto magre perché più soggette ad un abbassamento e rilassamento degli organi. I disagi correlati ad esso sono innanzitutto legati ad un ciclo maggiormente doloroso sia in fase premestruale che mestruale in relazione alla maggior contrazione del muscolo uterino necessaria per far uscire il flusso. In alcuni casi comporta dolore durante i rapporti sessuali e/o un senso di “stiramento verso il basso”. Al contrario di quando si crede, l’utero retroverso non genera alcuna problematica in relazione al concepimento e alla gravidanza. Le probabilità di rimanere incinte sono identiche rispetto a chi non ha tale malposizionamento. Nel caso in cui non generi alcuna forma di disagio l’intervento terapeutico per correggerlo è del tutto superfluo. Se invece comporta delle conseguenze rilevanti sulla salute e sul benessere della persona il trattamento più idoneo consiste in una isteropessi: un intervento chirurgico volto a riposizionare l’organo nella maniera corretta. La retroversione congenita non è ovviamente prevedibile ma quella indotta da infiammazione o da dinamiche ginecologiche può essere scongiurata attraverso un adeguato processo di igiene intima e rispettando le indicazione del ginecologo in relazione ai periodi successivi a parti ed aborti.
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La respirazione diaframmatica: come praticarla e perché

di Glenda Oddi Il diaframma è una lamina muscolo-tendinea che si colloca tra torace e addome, proprio al centro del nostro corpo. Questo elemento svolge un ruolo importante in vari processi biologici come la respirazione, la minzione, la defecazione, il parto e il vomito. È, insomma, un elemento che da spinta e forza a molti processi di immissione od emissione di vari elementi in e dal nostro corpo. Il suo uso nella respirazione è spesso marginale e scorretto. Se mentre state respirando si solleva il vostro petto e non l’addome vuol dire che la vostra è una respirazione superficiale e non diaframmatica. Quest’ultima è da prediligere alla prima perché garantisce un’immissione d’aria nell’organismo più efficace e profonda comportando numerosi benefici: scarico della tensione su spalle e corpo; maggior senso di rilassamento (una respirazione più profonda favorisce l’eliminazione del cortisolo, l’ormone dello stress); abbassamento della pressione; rallentamento del battito cardiaco e conseguente controllo dell’ansia; migliore ossigenazione del corpo in generale. Come si può notare i benefici della respirazione diaframmatica non sono solo fisici ma anche psicologici, infatti le emozioni che proviamo sono strettamente legate ai processi interni al nostro corpo, soprattutto alla produzione di determinati ormoni. Per molti la respirazione diaframmatica non deve essere appresa perché utilizzata spontaneamente fin da bambini ma per altri non è così e un valido esercizio per impararla ad utilizzare è il seguente:stenditi in un luogo tranquillo e comodo (puoi usare un tappetino per lo yoga ad esempio). Piega le gambe leggermente e poggia una mago sul tuo petto. A questo punto ispira dal naso lentamente ed espira dalla bocca. Cerca di far in modo che non si alzi il petto ma l’aria finisca nella pancia e si sollevi solo l’addome. Non contrarre i muscoli della parte superiore del corpo e non inarcare la schiena.
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La coppetta mestruale, una rivoluzione passata in sordina

di Glenda Oddi Le nostre nonne usavano i pannolini in cotone, lino o altro tessuto per assorbire il flusso mestruale. Basta chiedere a chi li ha usati per avere drammatici racconti di ore passate a tentare di smacchiarli. Una svolta venne rappresentata dall’arrivo degli assorbenti usa e getta, più comodi ed efficaci ma senza dubbio più inquinati. Mentre questi sono diventati con il passare dei decenni sempre più sottili, comodi e sicuri e sono stati realizzati in vari materiali, si è tentato ti risolvere il problema del loro impatto sull’ambiente. Di recente sono nate le mutande assorbenti lavabili (che non sono altro che una rivisitazione moderna del vecchio pannolino) e gli assorbenti riutilizzabili dopo un’accurata pulizia in lavatrice o a mano. Senza dubbio la soluzione più moderna ed originale è attualmente rappresentata dalla coppetta mestruale (o coppa mestruale). È nata contemporaneamente agli assorbenti usa e getta decenni fa ma non è mai decollata sul mercato, forse perché avrebbe abbattuto le spese fatte dalle donne per far fronte al propri “periodo”, forse per un certo scetticismo verso qualcosa di così lontano dai vecchi pannolini. Resta il fatto che è stata di recente riscoperta e pare sia sempre più in voga. La differenza sostanziale rispetto le soluzioni più in uso è rappresentata dal fatto che viene posizionata all’interno per andare a raccogliere il flusso anziché assorbirlo. Per questo motivo è realizzata in un materiale fortemente flessibile ed adattabile ai movimenti del corpo (nella maggior parte dei casi il silicone o altro materiale simile). Presenta diversi vantaggi: Non assorbe il flusso o l’umidità. Rappresenta dunque un minor pericolo di infezione rispetto al tampone interno e allo stesso tempo non fa sudare come l’assorbente (sappiamo tutte cosa succede durante il periodo estivo); Essendo qualcosa che va posizionato completamente all’interno del corpo non costringe a […]
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Il pino mugo e le sue proprietà benefiche

di Glenda Oddi Il pino mugo (noto anche come “pino nano”) è una delle piante maggiormente incontrate dagli amanti del trekking. È infatti una delle poche piante in grado di crescere a quote elevate (vive tra i 1.500 e 2.600 metri). Appare come un cespuglio non molto alto che però è capace di creare, insieme ad altri esemplari, una fitta barriera difficile da oltrepassare. Per questo motivo costituisce un’efficace elemento di protezione da slavine e frane anche nei terreni più inclinati. È una pianta sempreverde che viene definita “pino” proprio perché caratterizzata dai tipici aghi di questo genere vegetale al posto delle foglie. Pochi sanno che il pino mugo è una delle piante officinali più preziose ed è protetto dalla legge. Possiede importanti proprietà espettoranti e antinfiammatorie. I suoi principi attivi si ricavano prevalentemente dagli oli contenuti nei suoi rami. Sono molto utilizzati in fitoterapia anche le sue gemme e i suoi germogli. Gli oli ricavati da essi possono essere impiegati, in virtù sempre delle loro proprietà espettoranti ed antinfiammatorie, per via aerea (col fine di liberare le vie respiratorie), sciolte nella vasca con acqua calda (così da respirarne i fumi), o frizionati sul corpo per alleviare i fastidi dei reumatismi e attenuare il dolore. Le sue proprietà benefiche lo fanno annoverare anche tra i fiori di Bach. Il pino mugo ha anche un gradevole odore, per questo è molto sfruttato nella creazione di profumazioni ambientali. Il suo ultimo campo di utilizzo è in cucina con la creazione attraverso le sue pigne di grappe, sciroppi ed oli caratteristici delle aree montane. Il pino mugo è tutelato dalla legge, per questo sono raccoglibili solo le sue pigne.
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