Melrose Abbey, tra storia e leggende

 L’abbazia di Melrose situata a Melrose in Scozia è stata fondata nel 1136 dai monaci cistercensi su richiesta di Davide I di Scozia. La sua parte orientale fu completata nel 1146 e nei successivi 50 anni altre costruzioni vennero aggiunte al complesso. 

La sua forma è a croce di San Giovanni ed ha uno stile gotico.

Buona parte dell’Abbazia è ora ridotta ad un muccio di rovine sebbene una parte costruita intorno al 1590 è tenuta come museo aperto al pubblico. 

L’abbazia sorge sui resti di un monastero dedicato ad Aidano di Lindisforne che fu distrutta da Kenneth I di Scozia nell’839.

Intorno ad essa si formò presto una città che nel 1322 venne attaccata dall’esercito di Edoardo II e l’Abbazia fu distrutta.

Fu in seguito ricostruita con l’aiuto di Roberto I di Scozia ma nel 1385 fu data alle fiamme da Riccardo II di Inghilterra mentre respingeva verso Edimburgo l’esercito di Davide II di Scozia, ma anche in questo caso l’Abbazia fu ricostruita per un periodo lungo circa 100 anni.

Nel 1544 l’abbazia venne di nuovo pesantemente danneggiata e non fu mai riparata completamente.

Questo portò lentamente al suo declino tanto che l’ultimo abate morì nel 1559 e l’ultimo monaco nel 1590.

Nel 1996 uno scavo archeologico dissotterrò un contenitore conico di piombo con una placca in rame cesellata sui cui erano incise le seguenti parole: “Lo scrigno di piombo qui racchiuso contenente un cuore fu trovato sotto il pavimento della Chapter House nel marzo del 1921 dall’ufficio dei lavori di sua maestà”

Benché il contenitore non venne aperto si può dire con certezza che quello che lo scrigno contiene è il cuore di Robert Bruce che fu nuovamente risotterrato nel 1998 presso l’Abbazia e ricoperto da un plinto.




Claddagh ring, tante leggende un unico pegno d’amore

di Benedetta Giovannetti

Il Claddagh Ring è un anello di fidanzamento irlandese
formato da due mani, che rappresentano l’amicizia, che tengono un cuore,
simbolo di amore, sormontato da una corona, che rappresenta la lealtà.

 Il nome dell’anello deriva da un villaggio di pescatori situato proprio sulla baia di Galway chiamato Claddagh parola che in gaelico indica la sabbia rocciosa tipica della zona.

I primi esemplari di questo anello sono dei veri e propri
capolavori e sono in mostra presso il National Museum of Ireland a Dublino e il
Victoria and Albert Museum a Londra.

L’anello ha sempre avuto un significato profondo per
moltissime persone a partire dagli irlandesi che nel XIX secolo furono
costretti a lasciare l’Irlanda durante la carestia, per i quali l’anello era
diventato l’unico legame con la patria e l’unica eredità familiare passando da
madre a figlia primogenita per secoli.

Molte le leggende legate a questo anello: la prima poco
attendibile ma molto nota narra dell’amore non corrisposto di un re per una
contadina, il nobile non accettando il rifiuto della ragazza si uccise ma prima
chiese che sulla sua lapide venissero incise due mani intorno ad un cuore
incoronato come simbolo di eterno amore per la fanciulla.

Altre due teorie, sebbene distanti un secolo l’una
dall’altra, riguardano i membri della famiglia Joyce di Galway.

La più antica delle due risale al XVI secolo e racconta che
il primo anello Claddagh fu un miracoloso e meritato regalo per Margaret Joyce.
Domingo De Rona ricco mercante spagnolo che andava spesso a Galway per affari
conobbe Margaret in una delle sue visite nella città se ne innamorò e poco dopo
la sposò.

Sfortunatamente subito dopo il matrimonio Domingo morì e
Margaret ereditò le sue fortune.

Anni dopo si sposò con Oliver Og French governatore di Galway
che la lasciò libera di amministrare il suo patrimonio che lei donò in gran
parte alla citta per far costruire numerosi ponti.

Un giorno un’aquila lasciò cadere sul grembo di Margaret un
anello d’oro, il primo anello Claddagh.

La seconda leggenda invece molto più realistica risale alla seconda metà del XVII secolo e racconta di come un abitante di Galway Richard Joyce fu catturato dai pirati mentre era in viaggio per le indie Occidentali; questi lo cedettero ad un ricco orafo arabo che gli insegno il mestiere e lo fece diventare un abile cesellatore.

Quando Guglielmo III re di Inghilterra ottenne il rilascio
degli inglesi catturati, Joyce era tra questi e malgrado le insistenze
dell’orafo che gli si era ormai affezionato tornò al suo paese natale dove mise
in pratica le capacità acquisite creando un anello che gli era venuto in mente
in quegli anni. Il Claddagh Ring.




Baby Girl Card

di Carmen Marinucci

Molte sono le occasioni che ci permettono di poter realizzare una card, ma la nascita di una bimba come in questo caso è un evento veramente speciale.

Può accompagnare un regalo o semplicemente essere inviata con una frase di auguri.

Occorrente:

1 cartoncino avorio → cm 22 x cm 13↓
1 cartoncino avorio → cm 4 x cm 9,5↓
Fustella cerchio (ModaScrap)
Fustella ramo foglie (Sizzix )
Fustella fiore (Simply Graphic)
Fustella bandiera (4enscrap)
Fustella con sentimenti ( Florilegès Design -“lovely”)
Fustella cuoricino (Stamperia)
Embossing rombi (Tim Holtz-Alterations-texeture fades)
Pennarelli ad acqua (Floricolor)
Macchina fustellatrice Sizzix
Tampone marrone (Stamperia)
Strass adesivo

Procedimento:

Tagliare il cartoncino avorio grande nelle misure indicate e piegare a metà.
Con le fustelle ritagliare il cerchio, le foglie, il fiore e la bandierina.
Tagliare il cartoncino più piccolo nelle misure indicate ed imprimere con l’embossing a rombi.
Ritagliare il sentimento “lovely”, il cuoricino e il fiore.

Colorare quest’ultimi e le foglie utilizzando i pennarelli ad acqua.
Incollare la striscia embossata, il cerchio, i rami foglie, la bandierina con il cuoricino, il fiore e il sentimento “lovely”.
Infine sul fiore posizionare un piccolo strass.

Ecco pronta la vostra cardBuon lavoro, ma soprattutto buon divertimento.




MINI BUSTA PORTA SOLDI

di Carmen Marinucci

Quante volte alla domanda che rivolgiamo “cosa ti piacerebbe per regalo?” ci viene risposto “dei soldi”, per personalizzare, la busta che verrà impiegata ho realizzato questo tutorial; la “busta”  è anche una card dove poter trascrivere la propria dedica.

Da prendere come spunto o da realizzare seguendo le istruzioni vi invito come sempre a dar sfogo alla vostra creatività.
Buon lavoro ma soprattutto buon divertimento.

Occorrente:

  • Cartoncino color crema ↓cm 21 x cm 28,5 →
  • Cartoncino avorio
  • Pagina libro vecchio
  • Strischia carta traslucida
  • Fustelle fiore/foglie (Tim Holtz)
  • Timbro fiore (Florileges Design)
  • Timbro cuore (Impronte d’Autore)
  • Timbro scritta (Stamperia)
  • Tampone nero black (coloor box)
  • Washitape fiori
  • Ceralacca con sigillo (Søstrene Grene)
  • Post-it tondi (Søstrene Grene)Fermagli dorati (Søstrene Grene)

Procedimento:

Tagliare il cartoncino color crema nelle misure indicate e piegarlo sul lato più lungo a cm 9,5 e piegare nuovamente a cm 19 (vedi fig. 1)

Piegare ancora una volta il cartoncino (vedi fig. 2) ottenendo un rettangolo di ↓cm 21 x cm 9,5→

Aprire il cartoncino e come potete vedere abbiamo ottenuto sei rettangoli.
A questo punto tagliare sia nella parte superiore sia nella parte inferiore e solo dei lati esterni le due strisce eccedenti (fig.3)

Tracciare due diagonali partendo dall’alto verso il basso sia sui due rettangoli esterni superiori, sia su quelli inferiori e tagliare i triangoli ottenuti (fig. 4)

Incollare i triangoli come da video e piegare la card, ottenendo una piccola busta.

Decorare la parte interna con il timbro “scritta”, ritagliare il cartoncino avorio nelle misure indicate dove trascrivere la vostra dedica.
Strappare in modo irregolare una piccola striscia della pagina del libro e incollarla, procedere nello stesso modo con la carta traslucida.

Timbrare la scritta sulla parte inferiore e superiore della bustina. Ritagliare con la fustella il rametto, incollarlo, sulla parte inferiore attaccare un pezzo di washitape e far scendere un po’ di ceralacca e apporre il sigillo.Nella parte sinistra timbrare la piccola tag con il fiorellino, anche qui attaccare un pezzetto di washitape e incollare il post-it tondo dopo aver timbrato il cuoricino.

Buon divertimento




Venere in bicicletta: i vantaggi delle due ruote e la storia di un rapporto avventuroso

La bicicletta è uno straordinario strumento per la tutela dell’ambiente, un mezzo di locomozione green e pratico, da tutti i giorni. Cosa ne pensa il gentil sesso di questo mezzo?

di Martina Stimilli

Utilizzare la bicicletta per piccoli o grandi spostamenti è un regalo che possiamo fare a noi stesse e alla natura.
Lunedì 3 giugno, si è celebrata la Giornata Mondiale della Bicicletta, istituita l’anno scorso dall’Onu per promuovere la mobilità ciclistica.

Perché si parla tanto di bicicletta?
L’intento è quello di scoprirne tutti i benefici per il nostro corpo e
all’ambiente in cui viviamo.

La bicicletta è il mezzo a due ruote che ci consente di praticare una giusta attività fisica, all’aria aperta e (volendo) in compagnia di un gruppo di amici.
Pedalare, anzitutto, giova al cuore; l’attività costante, prodotta dalle gambe in movimento, rende il cuore più forte e resistente alla fatica, la frequenza cardiaca diminuisce e la pressione si abbassa.

Una lunga pedalata, inoltre, permette di bruciare molte calorie. Un esempio? Ad un buon ritmo, ovvero quello che ci consente di fare una breve chiacchierata ogni tanto, si bruciano circa 400 calorie all’ora.

La Giornata Mondiale, tuttavia, non è nata unicamente per sensibilizzare le persone a divenire più sportive. Il vero obiettivo è certamente quello di creare una maggiore consapevolezza sui cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, proporre alternative green per salvare il nostro pianeta.

A tal proposito la bicicletta è stata eletta a simbolo di una locomozione 2.0, tutta sostenibile.
La bicicletta, infatti, sarebbe un ottimo mezzo, per limitare, almeno negli spostamenti urbani, l’uso di automezzi e di combustibili fossili.

Luci e ombre
Le due ruote stanno scalando gradualmente l’agenda politica delle amministrazioni locali; salgono infatti la disponibilità media di infrastrutture ciclabili (+9% dal 2015), la percentuale di città dove è consentito trasportare le bici sui mezzi pubblici (+14%) e i Comuni dotati di bike sharing (+6,1%).

I dati, desunti dal 3° rapporto dell’Osservatorio Focus2R, promosso da Confindustria Ancma e Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia, forniscono la più completa e aggiornata fotografia delle politiche dedicate a ciclisti e motociclisti dei Comuni italiani capoluogo di provincia.

Un interessante dato emerso è quello
relativo al bike sharing. Sale il numero di biciclette per ogni città:
escludendo Milano, dove sono presenti 16.600 biciclette e 257.000 abbonati, in
media, sono disponibili 156 bici per Comune, distribuite in 16 stazioni con
2039 abbonati.

Ma c’è ancora molto da pedalare.
Un punto debole riportato dall’indagine è quello relativo alla sicurezza. Scende, infatti, la percentuale dei Comuni che dichiara di avere inserito almeno una misura per le biciclette nel Piano Urbano della Mobilità (-13,3%). Rimangono ancora poche le città che offrono incentivi economici per l’acquisto di bici tradizionali (9%), o a pedalata assistita (14%).

Allargando la focale vediamo che il Rapporto Mal’aria 2019 di Legambiente, focus annuale sull’inquinamento atmosferico dell’aria nelle città italiane, ha restituito un attento quadro in merito alla qualità dell’aria. La maggior parte delle città dell’Italia settentrionale ha registrato per molti giorni, nel 2018, tassi di polveri sottili di molto sopra la norma.

Brescia è la città che ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi (149) e Monza (140).

Una riflessione che sorge spontanea, dopo aver letto dati così allarmanti, è che molte aree pianeggianti, pur avendo molto spazio da dedicare a reti ciclabili, sono troppo inquinate e un’aria tanto malsana annullerebbe gli effetti benefici della pedalata.

Nuove frontiere all’orizzonte: Turismo Sostenibile

Negli ultimi anni, complice una cresciuta attenzione verso l’ambiente, la sostenibilità e il valore del tempo, sta emergendo il settore del turismo sostenibile legato ad una mobilità dolce e quindi alla bicicletta.

Il desiderio di creare un turismo ad impatto zero è attestato dalla Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree Protette, che ha come obiettivo la tutela del patrimonio naturale e culturale, il continuo miglioramento della gestione del turismo nell’area protetta a favore dell’ambiente, della popolazione locale, delle imprese e dei visitatori.

Bicicletta al femminile…
C’è tutta una narrazione, soprattutto legata al marketing e all’immagine che accosta il mondo femminile alla bicicletta e quasi suggerisce l’idea di un binomio da tempo indissolubile; ma le cose stanno veramente così?

Il documentario “Voglio una ruota” di Antonella Bianco, uscito nell’ottobre 2015, narra di come la bicicletta abbia reso le donne più libere; essa rappresentò un mezzo di emancipazione femminile, accelerando il processo che fece abbandonare le scomode gonne vittoriane per i ben più pratici pantaloni (complice anche la rivoluzione industriale e l’accesso delle donne al mondo delle fabbriche).

Tra le curiosità contenute nel documentario, vale la pena ricordare la storia di Annie Kopchovsky, ebrea lettone cresciuta a Boston.  Nel 1894 accettò la scommessa sul fatto che una donna non potesse fare il giro del mondo in bicicletta, dal momento che una donna non sarebbe stata capace di badare a se stessa in una simile impresa.

Per riuscire, sarebbe dovuta tornare entro quindici mesi e solo allora avrebbe potuto intascare il premio di cinquemila dollari. Un imprenditore locale finanziò con 100 dollari il suo viaggio con l’impegno di incollare sulla bicicletta il marchio Londonderry Lithia Spring Water Company. Vinse la scommessa e per tutti diventò Annie Londonderry.

Altro caso di una donna che ruppe le convenzioni dell’epoca è quello di Alfonsina Strada, la quale nel 1924 sfidò i colleghi maschi partecipando al Giro d’Italia, e il suo nome venne modificato in Alfonsin, per non avere troppa visibilità, del resto i tempi erano ancora piuttosto immaturi per una reale parificazione dei sessi e tuttavia le donne in bici ci andavano eccome: basti pensare alla coeva canzonetta: “Bellezza in bicicletta

A più di un secolo di distanza, la battaglia per il
raggiungimento di una parità di diritti è ancora aperta e la bicicletta non ha
esaurito la sua forza emancipatrice.

Esemplare è il film “La bicicletta verde” di Haifaa Al-Mansour, uscito nel 2012 che narra la storia di una piccola saudita che vuole a tutti i costi una bicicletta malgrado le regole sociali impongano un divieto in tal senso.  

Con questo film la regista saudita ha voluto denunciare una realtà corrotta da pregiudizi e sessismo, dando voce ad un personaggio ribelle, estremamente moderno.

In conclusione, la bicicletta non è solo un mezzo per fare sport, ma porta con se una storia di lavoro, di sfide, di emancipazione, di libertà.
Pensiamoci quando scegliamo il tipo di mezzo da utilizzare per andare al lavoro o per il tempo libero.
Sarà solo una piccola azione contro l’inquinamento atmosferico e il consumo sfrenato di fonti fossili… ma tante piccole azioni possono fare la differenza.

Noi donne non abbiamo smesso di lottare per i nostri ideali, e, in questa campagna, anche la bicicletta, a suo modo, ha contribuito all’emancipazione del nostro mondo, un mondo fatto di tenacia, ardore e gambe, sì gambe, non più solo simbolo di bellezza esteriore.




Tortino di asparagi intelligente

le molecole benefiche degli asparagi

di Serena Lepri

Primavera significa asparagi!

Ma lo sapevate che gli asparagi sono in cima alla lista del piccolo numero di colture in una futuribile colonia su Marte? Anche se per questa ricetta si sono utilizzati degli asparagi terrestri, ci piace pensare che questo tortino un domani possa essere gustato anche delle popolazioni marziane. Può essere un ottimo secondo+contorno alternativo, magari di un pranzo domenicale, gustoso e primaverile. Chi li va a cogliere in maniera fai-da-te o chi li compra dal fruttivendolo, deve sapere che questi fusti che mangiamo sono ricchi di ferro ma anche vitamine C e K, quest’ultima necessaria per la fisiologica coagulazione del sangue.

Ma, se si parla di asparagi, si deve soffermare l’attenzione sulla quercetina, un flavonoide “smart”, ovvero intelligente, capace di influenzare la longevità. Detta così sembrerebbe quasi un’affermazione di una guru più che di una Biologa Nutrizionista, ma è proprio così: non si tratta di magia ma solo di scienza! Infatti, questa molecola intelligente sembra raggiungere la doppia elica del DNA che avviluppa i filamenti con le informazioni su ciò che siamo o ciò che potremmo diventare e lo influenza. In questo modo, la quercetina diventa una molecola in grado di interagire con il nostro materiale genetico e di modificare, in questo caso migliorando, l’informazione che porta, senza alterarne la sequenza in basi. In più, la quercetina sembra salvaguardare la salute del cuore.

Detto ciò, non si può che provare a preparare questo tortino
smart-marziano!

Ingredienti per il Tortino di Asparagi:

  • 1 mazzetto di asparagi (a seconda della teglia
    che si vuole usare si possono usare anche più mazzetti, naturalmente
    raddoppiare il resto delle dosi di conseguenza)
  • 250 g latte parzialmente scremato
  • 25 g farina
  • Sale q.b.
  • Noce moscata q.b.
  • Parmigiano q.b.

Sbollentare gli asparagi per
3-4 minuti in acqua poco salata, scolarli e lasciar raffreddare. Intanto,
preparare la besciamella “light” senza burro mettendo a sobbollire il latte in
un pentolino. In una ciotola a parte mescolare la farina con un cucchiaio di
latte e montare il tutto fino a far diventare il composto schiumoso, magari con
una frusta. Aggiungere la mousse così ottenuta al latte e mescolare il tutto.
Aggiungere il sale e la noce moscata grattugiata a piacere e mescolare ancora a
fuoco dolce per 10 minuti circa (se si desidera una consistenza maggiore della
besciamella, lasciare maggiormente sul fuoco). Infine, disporre gli asparagi
sulla teglia, uno accanto all’altro e spalmare sopra i fusti la besciamella e
un’abbondante spolverata di parmigiano. Ripetere l’operazione per ogni strato,
a mo’ di lasagna, fino a esaurimento degli ingredienti. Nell’ultimo strato ho
aggiunto ancora tanto parmigiano e qualche ricciolino di burro per favorire la
doratura. Cuocere in forno a 200° per circa 5-7 minuti, o comunque fino a
doratura.

Buon appetito!




Quarzo rosa: una carezza per il cuore

In cristalloterapia il quarzo rosa è la pietra per eccellenza del quarto chakra perché emana forti vibrazioni positive che aiutano i sentimenti a svilupparsi e a maturare.

Di Agnese Mengarelli

Il quarzo rosa fa parte della famiglia dei quarzi cristallini, è una delle pietre più diffuse in natura e proviene principalmente da Brasile, Stati Uniti e Madagascar.
Il quarzo rosa ha in generale un colore rosa tenue molto delicato e per secoli è stato considerato la pietra della fertilità e della femminilità, ma si era soliti impiegarlo anche per i disturbi cardiaci e per tutto ciò che, anche in senso figurato, è legato al cuore.
In cristalloterapia il quarzo rosa è la pietra per eccellenza del quarto chakra perché emana forti vibrazioni positive che aiutano i sentimenti a svilupparsi e a maturare.
Dolce e delicata, proprio come il suo colore, è una pietra che nutre il cuore e che ci insegna a capire e a rispettare sia i nostri sentimenti che quelli degli altri.
Scioglie le tensioni emotive e, come tutte le altre varietà di quarzo, protegge da tutto ciò che è negativo.
È un cristallo meraviglioso che ci apre ai sentimenti più belli: amore, comprensione, accettazione e dolcezza. Ci fortifica se siamo tristi e ci dona tanto coraggio se siamo abbattuti. Apre la mente a prospettive “rosa”, riempiendoci di speranza e fiducia anche quando è il momento presente non è dei migliori.
È la pietra che nutre tutte le emozioni che passano per il cuore, perché aiuta a focalizzare la propria attenzione sul bisogno primario di serenità, sonno, rigenerazione, alimentazione sana, protezione e sicurezza. Tutti questi fattori accrescono la vitalità e migliorano il nostro stile di vita, incoraggiandoci ad adottare quasi spontaneamente abitudini benefiche per il nostro cuore.
Bisogna indossare il quarzo rosa (come collana o come ciondolo) sempre sul cuore, da sola o abbinandola ad una tormalina rosa verde e ad un’avventurina. Quasi subito si avverte un senso di liberazione dalle angosce quotidiane ed inoltre aiuta, essendo la pietra del cuore, a vivere più serenamente le situazioni affettive.
Per purificare questo cristallo, si può usare l’acqua corrente, il sale, la terra o l’incenso.

Per ricarlicarlo, invece è sempre meglio non tenerlo troppo a lungo sotto il sole perché potrebbe sbiadirsi e perdere la sua particolare lucentezza.